Erano splendide da fotografare le foglie macchiate di rossi intensi e gialli ramati dei vigneti vicini all'azienda agricola Redaelli in Valtenesi.
Adiacente al cascinale, una concimaia dava però un tono sgradevole all'ambiente con il suo penetrante odore. A margine di questa mi sono accorto che una grata di ferro, posta a protezione di un canale di scolo, mi osservava, sofferente e deformata dal continuo passaggio delle ruote di pesanti trattori.
Le sue barre d'acciaio contorte davano l'impressione di resistere ad ogni costo a protezione di quelle maleodoranti deiezioni e a ragione perché, pensandoci bene, sono la linfa di un nuovo ciclo vitale che da loro dipende e da cui, a cascata, beneficiano tanti altri elementi dell'agricoltura tradizionale in un ambiente naturale.
Solo allora quel tombino ha preso metaforicamente vita divenendo idealmente un po' paragonabile all'uomo che da sempre si integra nella natura, la protegge con antica fatica piegandosi come il ferro ma senza cedimenti ed insieme ad essa, con l'aiuto del sole, la trasforma in quei magnifici vigneti di cui stavo ammirando la bellezza.
L'insolito soggetto improvvisamente mi è parso interessante da riprodurre in un opera pittorica seppur con un significato criptico e difficilmente comprensibile ad una prima superficiale osservazione; infatti cosa ci può essere di bello in un oggetto così poco poetico?
Graficamente l'alternarsi delle linee diritte e spezzate di quel manufatto della meccanica, insieme ai suoi toni rugginosi e ai colori spenti, mi sollecitavano ad un'esecuzione il più possibilmente fedele al vero, quasi fotografica, a mera dimostrazione di una buona capacità tecnica .
Questo avrebbe sicuramente appagato l'occhio di chi guarda e concluso rapidamente ogni altro motivo di critica. Poi ho scelto di lasciare il lavoro un po' grezzo, meno curato nei particolari, solo sufficientemente gradevole sperando comunque di stimolare la curiosità dello spettatore a porsi la domanda del motivo che mi ha convinto a disegnare l'immagine di un banalissimo pezzo di ferro posto nella concimaia.
I fiordalisi selvatici , dipinti a lato della grata, volutamente sovradimensionati rispetto alla realtà per scelta pittorica, sono la spiegazione, un simbolismo della rinascita alla vita di uno scarto riciclato, come dovrebbe sempre succedere nel mondo, quello rurale in particolare; una sorta di monito che stride contro gli stili consumistici e superficiali della vita attuale dell'uomo che, forse impropriamente e con presunzione, definiamo moderno solo perché si può permettere di non osservare più la natura, sopratutto nei suoi aspetti più umili come questo.
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